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La carta… dei vini

La prima volta che sono entrata in una nota bottega dei vini a Verona, ho chiesto la carta dei vini. Sul viso del sommelier è comparso un sorriso di imbarazzo e sul mio tavolo una carta dei vini di oltre 180 pagine. Capirete bene che non ho neanche provato a sfogliarla, ma è stato il sommelier ad indirizzarmi sulla scelta.

Ecco, quando mi viene chiesto di visionare il catalogo della carta immagino che sul mio viso compaia il medesimo sorriso di imbarazzo di quel sommelier: né io né lui sapremo subito cosa risponderti, perché prima sarà necessario ascoltarti, visualizzare il tuo progetto per arrivare al giusto abbinamento.

Non me ne vorranno i sommelier se, in una sorta di gioco comparativo, prendo in prestito parte della terminologia utilizzata nelle schede tecniche di degustazione del vino per parlare della carta.

Naturalmente nel nostro “gioco” tralasceremo l’esame olfattivo e l’esame gustativo, il quale sarebbe troppo persino per carte come quelle provenienti da scarti alimentari, nella fattispecie da scarti proveniente dai residui di acini di uva.

Ma andiamo con ordine.
Ebbene la carta non si giudica dall’annata, ma certamente dal colore, dalla consistenza, dalla struttura, dalla provenienza; non si degusta o odora, ma si guarda e si tocca e soprattutto si “abbina”.

Il colore tra tonalità ed intensità

Ti sarà capitato di leggere accostato al nome della carta queste due lettere ”EW” e magari di chiedervi cosa significa. Stanno per Extra White.
Il punto di bianco di una carta, per esempio per una patinata, è un elemento determinante per la sua scelta. Il bianco non sempre è tale, tende al grigio o al giallo o appunto all’extra white. Di una carta che sia avorio o bianca si giudica la sua tonalità di colore o l’intensità della sua tonalità quando per esempio si tratta di carte colorate. È evidente quanto la tonalità sia importante per la risultanza dei colori delle immagini da stampare.

La fluidità e la persistenza: superficie liscia o ruvida

Qui non solo entra in gioco il tatto, ma nel caso della stampa, anche la risultanza del colore.
Una superficie liscia o vellutata al tatto può scorrere più gradevolmente, se prendiamo ad esempio una carta patinata risulta essere molto liscia, riduce l’assorbimento dell’inchiostro e quindi i colori non si espandono; è adatta per esaltare la nitidezza e la lucidezza delle immagini o delle illustrazioni, perfetta per le riviste, per i cataloghi e per le brochure.

Quando una carta è pregiata?

Il giudizio nei confronti della carta potremmo definirlo non assoluto, di per se è ovvio che esistano carte più o meno pregiate. Fibre, filigrana, cellulosa e proprietà di superficie sono le caratteristiche che definisco il pregio di una carta insieme alla quantità di lavorazioni necessarie per ottenere una determinata finitura. Ma a differenza del vino, il suo valore lo acquisisce soprattutto in base alla finalità di utilizzo, in base all’abbinamento.

Il pregio di una carta è esaltare il suo contenuto, che sia un biglietto da visita o una fotografia, il risultato finale può essere estremamente diverso al punto che sbagliare abbinamento può sminuire il contenuto.

Ecco quindi che la diversificazione del supporto per il differente utilizzo (artistico, di pregio, etc.) risulta fondamentale.

Rendere “nero su bianco” partendo da una idea è frutto di compartecipazione fra voi e noi, perché non sempre il progetto più sofisticato ha bisogno della carta più pregiata a volte basta “semplicemente” stampare.

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